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Membri del C.D.A. e concorso in dichiarazioni fraudolente

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Con la sentenza n. 31017 del 2023 (link in calce) la Corte di Cassazione Sez. III Penale è intervenuta in materia di concorso dei membri del c.d.a. nel caso di dichiarazioni fraudolente per false fatturazioni, casistica molto diffusa ma con scarse pronunce da parte della Corte di legittimità.

Il caso affrontato si riferisce ad una società s.r.l. alla quale veniva contestato l’utilizzo in dichiarazione di fatture soggettivamente inesistenti e nel procedimento penale scaturito venivano coinvolti per violazione dell’articolo 2 del D. Lgs. n. 74 del 2000, sia l’amministratore che aveva sottoscritto la dichiarazione sia gli altri due membri del c.d.a. dotati di poteri sociali disgiunti differenti.

Con il ricorso per Cassazione, i membri del c.d.a. lamentavano che la sentenza di condanna si era limitata a valorizzare solo il dato della loro carica, senza valutare la loro estraneità rispetto alle vicende e quindi alla sottoscrizione della dichiarazione.

La Suprema Corte, mutuando l’orientamento consolidato con riferimento ai reati di bancarotta, ha ribadito che la responsabilità degli amministratori, privi di delega, per omesso impedimento dell’evento, è configurabile ove sia provata l’effettiva conoscenza dei fatti pregiudizievoli o quanto meno di segnali di allarme, nonché la volontà di non attivarsi per scongiurare detto evento.

Anche ai fini penali tributari, gli amministratori di una società che non abbiano sottoscritto una dichiarazione fiscale fraudolenta avendovi provveduto il consigliere delegato, concorrono anch’essi nel reato solo ove siano stati a conoscenza dell’inserimento di falsi documenti in contabilità e non si siano attivati per impedire la loro indicazione in dichiarazione.

Pertanto, la Corte ha statuito che i membri del c.d.a. che non hanno sottoscritto la dichiarazione fraudolenta, rispondono in concorso del reato con l’amministratore che l’ha firmata, solamente quando hanno avuto conoscenza dell’illecito e, consapevoli della responsabilità derivante, non si siano attivati per impedire l’indicazione delle fase fatture.

Cassazione sez III Penale n. 31017

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